"Per fingere le parole la poesia supera
la pittura, e per fingere fatti la pittura supera la poesia [...] Ma la pittura
non per sapere i suoi operatori dire sua ragione, è restata lungo tempo
senza avvocati, perché essa non parla, ma per sé si dimostra e
termina ne' fatti; e la poesia finisce in parole, con le quali come briosa se
stessa lauda"
(Leonardo da Vinci, Scritti)
I segni pittorici s'innestano nella tela regolare della vita con un loro specifico
distanziamento, grande o piccolo che sia, svincolati dalla convenzionalità,
dalla rappresentazione, dalla pura e semplice trascrizione.
Essi sono interpretanti "iconici" nel senso di C. S. Peirce, cioè
basati sulla somiglianza senza originale, sulla somiglianza non come risultato
di un confronto con un originale, ma come il movimento stesso che dà
luogo al segno, stabilendo un rapporto con ciò che originariamente e
naturalmente non si trova in rapporto. In questo rinvio che fa della somiglianza
un differire, la raffigurazione iconica tenta un avvicinamento a ciò
che si dà come altro e il suo significato è questo stesso
movimento oltre il dato, oltre il visibile: "Un'icona è un segno
che possiede il carattere che lo renderebbe significante anche se il suo oggetto
non esistesse come un tratto di gesso che rappresenta una linea geometrica"
(C. S. Peirce).
L'intuizione artistica porta, attraverso vie logiche, alla nascita di qualcosa
d'altro, qualcosa che "somigli" alla vita ma non la identifichi!
I segni pittorici potrebbero essere paragonati ai breaks del mondo jazzistico
(M. Leiris) che si distanziano dal brano (pur attenendosi ad esso) per creare
un effetto differito indebolendo l'impatto musicale ma accrescendone la risonanza.
Per poter cogliere sulla tela quegli stessi effetti differiti di somiglianza,
l'artista guarda la vita non in maniera diretta, immediata, frontale, ma distanziandosi
dal mondo usuale, per poterlo deformare o, comunque, alterare con dei breaks pittorici.
La pittura non rende i corpi, non rende i paesaggi, non rende la luce.
La pittura è resa dell'identità, ne è la parodia. Ritrae
ritraendosi: la somiglianza come autoritrarsi nella resa dell'altro, all'altro.
La pittura non vuole riprodurre, non ha modelli da rappresentare o storie
da narrare (G. Deleuze) e non è "arte di raccolta" (K. Malevic)
ma lavoro di traduzione (e non di trascrizione), linguaggio creativo ricco di
infinite possibilità, combinazioni e interferenze tra segni differenti
e altri rispetto ai codici del dominio e della globalizzazione.
La pretesa di "rendere il visibile" rassicura e tranquillizza. Invece
l'opera pittorica ha la capacità di ossessionare il "mondo degli
oggetti", d'inquietare la vita e di rompere la monotonia di qualsiasi muro
al quale è appesa restando sospesa e non fissata , proprio
per la sua forte propensione strutturale all'icona, al "figurale"
(G. Deleuze), alla somiglianza, al differimento.