"Il pittore realista: 'Fedele alla natura, in
tutto!'
E da che cosa parte: quando mai la natura si
risolve in un quadro?
Infinito è il più piccolo frammento
di mondo!
Talvolta dipinge quel che gli piace.
E che cosa gli piace? Quel che sa dipingere"
(Nietzsche, La gaia scienza)
Nella ricerca artistica è inaccettabile la concezione
del valore intrinseco dell'arte, la concezione dell'arte per l'arte. In tale
direzione, il rapporto di responsabilità fra arte e vita ma che
qui non è dovuto al fatto che l'arte aderisce alla vita così com'è
risulta, come Michail Bachtin ci ha insegnato, totalmente rinnovato.
L'arte non è impegnata entro i confini del mondo, già
definito e già interpretato come lo sguardo se lo rappresenta. L'arte
non rimane intrappolata in un mondo che impone l'identico ma vive al di fuori
dei confini della "realtà", riproponendo continuamente quest'ultima secondo
nuove prospettive e nuovi rapporti. La ricerca dell'alterità si realizza
nel testo artistico della pittura, con la ricerca di un'immagine altra. Non
si tratta di trovare una (unica) "teoria dell'arte" ma di svolgere una sperimentazione
senza fine. È così che l'arte in generale e la pittura in particolare
non si lasciano assorbire nella routine, nell'applicazione pratica e funzionale,
non si lasciano ridurre alla "logica di mercato". Ne consegue l'orientamento
ad allontanarsi dalla rappresentazione e dall'immagine di Stato, mediante le
quali, in ambito artistico, non si può dire nulla di sostanziale.
La partecipazione artistica alla vita è una forma di responsabilità
nei suoi confronti ben più ampia di quella che si limita a viverla dal
di dentro. Il punto di vista artistico, per il suo porsi fuori dalla vita, instaura
un certo rapporto che consiste nel guardare sempre alle cose umane dall'"estrema
soglia", e quindi con una certa ironia, con un atteggiamento serio-comico più
o meno accentuato. In qualche modo esso perciò sovverte la visione seria,
"realistica" del mondo dei tempi moderni, disarciona la visione miope della
vita in gran parte imbalsamata nei ruoli fissati dalla contemporaneità.
La posizione distanziata, per la quale l'artista è sempre un po' "postumo" rispetto a se stesso e alla propria contemporaneità, conferisce
all'artista la possibilità di vivere oltre le preoccupazioni "terrestri"
e proietta l'arte nel "tempo grande".
L'arte e la vita sono reciprocamente coinvolte; la vita deve
guardare all'arte non come ornamento e decorazione l'uso dei colori come
cosmetici (K. Malevic) , ma come ricerca, attività critica del
"mondo degli oggetti", e l'arte deve essere rivolta al rinnovamento della vita.
Per essere effettivamente vita, e non inerte ripetizione e mantenimento dell'ordine
convenuto, la vita deve rinnovarsi attraverso il rapporto con l'arte. Da ciò
si può comprendere come la vita non possa essere indifferente all'arte
ma responsabile nei suoi confronti. L'arte raffigura l'alterità della
vita, la sua ambivalenza, il suo doppio, le sue possibilità altrimenti
sacrificate, cioè quelle possibilità che l'ideologia ufficiale,
l'ordine costituito, le abitudini, i pregiudizi, gli stereotipi, la routine
della quotidianità le impediscono di scorgere e di vivere. La vita deve
riconoscere che è con l'arte in un rapporto di coinvolgimento dialogico.
La vita deve rispondere alla raffigurazione artistica, alla resa anche
in senso di restituirla libera da ciò che la immiserisce che ne
propone l'arte.